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Ferrante e l’Irpinia sacra, terra di fede folclore e tradizione

A San Mango sul Calore presentato l’ultimo lavoro edito da Delta3

Barbara Ciarcia

‘Irpinia sacra’, ultima fatica letteraria del dirigente scolastico a riposo e autore prolifico, Giovanni Ferrante, è un autentico monumento cartaceo alla fede al folclore e alle tradizioni del nostro territorio. Edito da Delta3, la nota casa editrice di Silvio Sallicandro, e presentato ufficialmente nel centro socio-culturale ‘Teodoro Di Blasi’ di San Mango sul Calore, ha già riscosso unanimi apprezzamenti di pubblico e di critica. La prefazione è stata curata dall’antropologo di chiara fama, Vincenzo Esposito, docente ordinario di Antropologia culturale all’Università degli Studi di Salerno. Il libro di Ferrante è frutto di anni di studi appassionati, ricerche mirate e approfondite sulle varianti fideistiche irpine che affondano le radici in un passato remoto e si tramandano, quasi immutate, di comunità in comunità secondo rituali che oscillano tra il sacro e il profano. A coronamento di ogni festa religiosa, e di ogni atto di fede, c’è il dialetto a dare un connotato, e quindi una identità ben precisa, all’evento e al luogo dove dalla notte dei tempi si rinnova la tradizione sospesa tra passato e futuro.
Le belle pagine scritte da Giovanni Ferrante sono pregne di citazioni e aneddoti paesani. Ma anche di curiosità come quella del culto, assai radicato e diffuso da un angolo all’altro d’Irpinia, di San Michele Arcangelo che batte, persino, quello per la Vergine Maria. Dai riti dei fuochi in onore a santi patroni o protettori di borghi e contrade rurali, declinati nelle varie e colorite diciture locali ( focalenzia, fuochi allavorati, vambaleria, faone, focheraccio, catuozzo ) alle tirate degli obelischi di paglia per invocare la benedizione e la abbondanza del raccolto, dalle tradizionali processioni delle maggiaiole altirpine alla cavalcata di Sant’Anna con il lancio delle bomboniere di confetti ( le mennole ). C’è tutto un rituale antico, e corposo, e un patrimonio culturale immateriale da promuovere e preservare nei tre voluminosi capitoli di ‘Irpinia sacra’, un’opera che è innanzitutto un inno al recupero della memoria. Ferrante, studioso colto e meticoloso, non tralascia proprio nulla. E nulla è lasciato al caso. L’opera nasce proprio dal desiderio dell’autore di approfondire e diffondere, su larga scala, la conoscenza del ricco e variegato patrimonio religioso irpino. Al centro dell’attenzione di Ferrante vi è la ‘pietas’ popolare, ovvero la devozione genuina e pura, un fenomeno culturale profondo che amalgama i tre elementi sviluppati nei capitoli ( fede folclore e tradizione ). L’analisi del complesso sistema di valori, credenze e pratiche rituali delle diverse comunità irpine ( dalla bassa Irpinia a quella ai confini con la Lucania e le Puglie e il Sannio ) consente al lettore di entrare nel cuore pulsante di un retaggio antico e prezioso, e di comprenderne i meccanismi. Giovanni Ferrante passa in rassegna le più importanti e suggestive manifestazioni di religiosità popolare: il culto mariano ( la Juta a Montevergine ) e la devozione millenaria alle Madonne nere, i riti del grano ( la processione delle guglie e quella frigentina dei mezzetti ) e quelli del fuoco, la cavalcata celebre di Sant’Anna e la tradizione del Majo, le sfilate a piedi dei battenti e quelle delle sponzatrici. Nessun paese irpino è stato tralasciato, nessun angolo del vasto territorio è stato trascurato nella voluminosa fatica dell’ex dirigente scolastico di Luogosano. Un’attenzione particolare è stata dedicata alla diffusione del culto micaelico, il santo più venerato in Irpinia ( ben dodici paesi lo hanno scelto come patrono ) assegnandogli un posto speciale nella propria tradizione religiosa e culturale. Il volo dell’Angelo è una delle più schiette manifestazioni di fede e devozione verso San Michele.