
Marcello Di Pinto*
Qualche tempo fa il filosofo Bertrand Russell dichiarò che uno degli aspetti curiosi del pensiero moderno era che gli studiosi della fisica stavano diventando spiritualisti, laddove gli psicologi stavano diventando materialisti.
E in verità, oggi, c’è un gran numero di psichiatri e psicologi che credono che i fenomeni mentali siano causati da una serie di reazioni biochimiche e che, quindi, le malattie mentali siano dovute ad alterazioni abnormi di questi processi.
Questi studiosi credono che la guarigione di qualsiasi disturbo psicologico vada affrontato con farmaci adatti a ripristinare l’armonia biochimica perduta.
In essi è completamente assente la riflessione sui vissuti psicologici della persona e sull’influenza che le esperienze familiari e dell’ambiente poossono avere per lo sviluppo di una personalità normale o patologica.
Inoltre hanno pure ignorato o dimenticato tutto ciò che ha costruito il pensiero religioso nel corso dei secoli; già san Tommaso, infatti, centinaia di anni fa faceva notare che in natura esistono vari livelli: il materiale, il vegetale, l’animale e l’umano.
E naturalmente con tale visione la dimensione psicologica non può essere trattata come quella materiale; i farmaci vanno bene, quindi, quando si va a curare la parte fisica dell’uomo, ma hanno scarsa incidenza quando vanno ad agire sulla dimensione psicologica.
In questo quadro sarebbe assurdo che se uno ha la bronchite il medico vada ad indagare sulle cause psicologiche, così sarebbe altrettanto assurdo che se uno ha l’dea ossessiva che
gli altri lo vogliono uccidere, il medico vada a vedere cosa non funziona nel suo corpo.
Con ciò si vuole sottolineare che nel caso delle malattie mentali è importante andare a vedere quale esperienza umana ha generato quel particolare disturbo, in modo tale che la persona sofferente possa riappropiarsi dell’esperienza dolorosa che lo sottende.
C’è in questa idea, che è comune ad una gran parte del pensiero psicoterapeutico, che tutte le malattie mentali siano il risultato di avvenimenti molto dolorosi, verificatosi durante la vita della persona ammalata ad iniziare dall’infanzia.
Questi studiosi ritengono pure che una volta che il paziente abbia compreso il senso dei suoi sintomi potrà poi costruire la sua vita senza alcun condizionamento esterno, ma secondo la sua visione del mondo.
La psicoterapia avrebbe così lo scopo non solo di curare, ma quello di trasformare una persona fragile e bisognosa di sostegno in un individuo capace, libero e responsabile.
Secondo questi studiosi gli psicofarmaci, invece, ridurrebbero le persone sofferenti in “rimbambiti educati” per tutta la vita.
C’è da dire che sicuramente è possibile, oggi, realizzare l’ambizioso ed antico sogno della psicoterapia di curare le malattie mentali tramite la parola, ma non bisogna sottovalutare l’importanza dei farmaci nelle prime fasi della terapia con malati gravi, come gli schizofrenici e i borderline.
In questa prima fase c’è il bisogno che il farmaco protegga la persona da deliri, allucinazioni, tendenze suicide ed altro.
In seguito, poi, quando la persona sarà più pacata e serena potrà addirittura interpretare le sue allucinazioni ed altri
sintomi in modo da liberarsi completamente della sua malattia, come un infortunato a causa di un incidente, si libera delle stampelle.
*psicologo e psicoterapeuta