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Gestione degli invasi e nuove pratiche: la sfida dell’agricoltura al Sud

Maurizio Setteducati*

Agronomo e docente*

 

Nel 2025, l’agricoltura del Meridione italiano si trova a fronteggiare una delle sfide più complesse e urgenti degli ultimi decenni: la carenza idrica. I cambiamenti climatici, uniti a una gestione delle risorse idriche non sempre adeguata, stanno mettendo a dura prova i settori agricoli nelle regioni meridionali, già da anni soggette a periodiche crisi idriche.

Gli invasi, strutture cruciali per la gestione delle risorse idriche, sono ai minimi storici, e la scarsa piovosità degli ultimi anni ha aggravato la situazione con gravi ripercussioni sulla disponibilità di acqua per le coltivazioni. La carenza di risorse idriche sta già influenzando negativamente la produzione agricola, in particolare per colture che dipendono fortemente da un’irrigazione regolare, come ortaggi, frutta e cereali. La scarsità d’acqua non colpisce solo la quantità di prodotto, ma anche la qualità. Le piante, sottoposte a stress idrico, possono sviluppare malformazioni, ridurre la resa o subire danni irreparabili. Inoltre, i costi per l’irrigazione aumentano, mentre la disponibilità di acqua potabile per gli animali e per l’uso umano si riduce progressivamente.

A rischio, oltre alla produzione agricola, c’è anche l’intera filiera agroalimentare, che rappresenta una delle principali risorse economiche di queste regioni. Una stagione agricola sfavorevole può significare perdite ingenti per le aziende, in un contesto già difficile per i piccoli agricoltori.

L’agricoltura meridionale si trova davanti a una crisi idrica che non può più essere ignorata. La gestione degli invasi e l’adozione di nuove pratiche agricole diventeranno determinanti per il futuro del settore. Solo con una risposta tempestiva e coordinata tra istituzioni, agricoltori e ricercatori, sarà possibile mitigare gli effetti della siccità e garantire la sostenibilità dell’agricoltura del Sud Italia.

 

 

 

 

 

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